Spazio alle Emozioni

In che modo l’Architettura può generare benessere?

 

L’architettura può essere definita come la manifestazione di quel processo creativo proprio dell’essere umano che ha come obbiettivo quello di modificare lo spazio tridimensionale interagendo con la materia.

Ma se l’architettura è lo strumento con cui l’essere umano costruisce i luoghi in cui vive come può questa contribuire al processo di cura o meglio ancora in che modo può generare benessere?

Questa è la domanda che mi sono fatto e che mi ha spinto ad effettuare le ricerche utili a costruire un pensiero critico a riguardo.

L’architetto crea a partire dallo spazio dato un luogo fruibile dall’essere umano plasmando e organizzando la materia. Un luogo che per sua forza e proprie caratteristiche connotative ha la capacità intrinseca di influenzare chi lo attraversa: di interagire sull’umore, sulle emozioni e sullo stato d’animo dell’individuo che lo vive.

Mi piace di tanto in tanto allontanarmi dall’abbraccio rassicurante che ci offre la città per poter vivere a pieno la natura nei boschi e all’aria aperta impegnandomi in camminate e in dormite in tenda con fuoco e celo stellato. Vivere queste esperienze da solo è ancora più emozionante. Più emozionante nel senso che le emozioni che vengono attivate dal contesto in cui si è immersi sono davvero variegate, soprattutto quando cala la luce e il bosco inizia a rumoreggiare in maniera misteriosa.

In questo frangente risulta evidente quanto le pareti domestiche delle nostre abitazioni funzionino da efficace barriera e da lenitivo contro le emozioni più ataviche e meno gradevoli, proprie dell’essere umano, come per esempio la paura. In questo contesto l’immaginazione galoppa proponendo gli scenari meno sperati e causando nel corpo sensazioni di ansia e timore. 

Bastano però un fuoco, il sottile tessuto di una tenda e un caldo sacco a pelo a rincuorarci e a lenire lo stato di allerta rossa e a permetterci perfino di dormire profondamente per qualche ora.

Il rito di preparazione e allestimento del proprio luogo, quello con cui si addomestica lo spazio rendendolo più amichevole, ci permette di interagire in maniera indiretta sulle le nostre emozioni e sul nostro stato d’animo. 

Si può dire che io possa prendermi cura di me medesimo interagendo con lo spazio che mi circonda e che allo stesso modo l’architetto e l’architettura possano “curare” l’essere umano, realizzando luoghi capaci di interagire in maniera positiva con le emozione e i sentimenti del visitatore promuovendone il suo benessere. 

Può sembrare un esempio banale ma è proprio su questa narrazione che si basa l’evoluzione della cultura e della civiltà dell’essere umano: immaginiamo questo nostro antenato che si trova a vivere nella foresta più selvaggia e a dover gestire i propri timori e le proprie emozioni per difendersi  dagli animali, costruendo le prime rudimentali strutture per ripararsi. In questo caso bellezza e cura del dettaglio passavano in secondo piano: sono fattori che si sono aggiunti molto dopo. 

Un altro aneddoto interessante che ho scoperto facendo ricerche per scrivere questo articolo riguarda un fatto avvenuto in America e il cui protagonista è l’architetto incaricato di costruire la nuova centrale di polizia della propria città.

Prima di iniziare a disegnare l’architetto si recò a parlare con i responsabili di questa caserma per capire le necessità e i bisogni di coloro che avrebbero utilizzato il luogo.

Tra le prime cose che gli spiegarono fu che nella caserma doveva esserci una stanza completamente rosa. Gli spiegarono anche che negli anni si era capito che proprio il colore rosa aveva il potere di calmare in pochi minuti quei detenuti che venivano arrestati e portati in centrale.

Questo è un perfetto esempio che ci fa capire come un’apparente leggerezza, come può essere la scelta del colore dei muri di una stanza, possa interferire sulle sue emozioni dell’essere umano, in questo caso addirittura con un effetto positivo e calmante. 

La riflessione quindi si amplia ma si definisce per andare a indagare la relazione che esiste tra l’architettura e i cinque sensi attraverso i quali l’essere umano fa esperienza di un luogo.

Sono proprio i cinque sensi le porte che cablano l’emozione di ogni individuo all’ambiente esterno. Grazie ai cinque sensi io posso esperire lo spazio che mi circonda e grazie alle emozioni posso ricevere un feedback positivo o negativo di questo stato.

Viene quindi facile pensare che attraverso lo studio delle reazioni dell’essere umano al suo ambiente sia possibile disegnare e costruire luoghi capaci di generare questa o quell’emozione. 

Un ufficio, un’abitazione e perfino un parco potranno essere concepiti con quei materiali, con quella particolare illuminazione, con quei colori e con quelle forme che con molta probabilità saranno in grado di attivare un certo tipo di stato d’animo nell’utente.

Per un architetto, una grande responsabilità – tra le tante altre –  è proprio quella che riguarda la gestione degli strumenti utilizzati per la definizione della qualità e dell’estetica dei luoghi in relazione alle sensazioni generate in chi vivrà questi spazi. Grazie a questi infatti il professionista sarà in grado di realizzare progetti in grado di contribuire al benessere emozionale dell’utente finale. Potrà creare con consapevolezza luoghi che promuovono il buon umore, ossia, in senso etimologico, capaci di favorire un certo tipo di equilibrio all’interno dell’organismo biologico, favorendo per esempio il rilascio di determinati ormoni o agendo direttamente sulla frequenza cardiaca o il ritmo del respiro per esempio. 

La tecnologia applicata alla ricerca all’ambito delle neuroscienze ci viene incontro e ci offre la possibilità di analizzare questi legami in maniera sistematica, di raccogliere dati e di generare statistiche utili nella definizione di determinate scelte di progetto. Per esempio mediante l’elettroencefalogramma o la risonanza magnetica è stato possibile effettuare ricerche in questo ambito ed osservare proprio le variazioni che avvengano all’interno del corpo umano rispetto alle variabili offerte dall’ambiente esterno. Si è capito per esempio che lo stimolo contemporaneo dei diversi sensi promuove uno stato di calma. 

Troviamo un esempio chiave nell’architettura e nell’utilizzo di spazi sacri per funzioni religiose dove al rigore delle forme dello spazio vengono aggiunte musiche e profumi per favorire il contatto con il divino e quello stato di pace e serenità che gli assomiglia.

Rimanendo nell’ambito sacro pensiamo ad un giardino Zen in cui tutto è ordinato e dove ogni elemento ha il suo posto assegnato. Ogni mattina il discepolo si sveglia e si prende cura del luogo ripristinandone la forma originale. Solo ad osservare questa scena siamo colti da calma e tranquillità, i pensieri svaniscono e il corpo si trova in perfetta presenza con l’attimo presente: il luogo della cura.

Facendo un salto dall’oriente a Milano ci troviamo davanti il nuovo progetto di Boeri, il Bosco Verticale. Qui l’architettura quasi scompare e lascia spazio alla vegetazione per dar vita ad una sorta di simbiosi moderna in cui l’essere umano senza allontanarsi dalla città può trovare benessere nel respirare aria purificata dalle piante presenti sui terrazzi dei palazzi.

Il nuovo campus di Apple di recente costruzione è un meraviglioso esempio di un architettura pensata per garantire un’ elevata qualità degli spazi. Qui i dipendenti, grazie alla forma circolare dell’edificio, possono muoversi e incontrarsi durante l’orario di lavoro. Anche qui la presenza del verde è elemento chiave per favorire stati d’animo positivi e per contribuire a benessere e creatività.

Possiamo quindi concludere con un sospiro di sollievo e immaginare un futuro in cui mediante la lettura delle sensazioni di chi vive uno spazio anche mediante l’utilizzo di strumenti tecnologici si possa in effetti auspicare ad un’architettura consapevole il cui obbiettivo primo sia quello di prendersi cura degli individui che la vivranno.

Creare Speranza per costruire il futuro

Oggi e per i prossimi anni a venire la sfida per ognuno di noi è quella di prendersi cura di noi stessi al meglio per poter essere utili a chi ne avrà bisogno

Prima di questo momento l’umanità aveva vissuto libera da mali, fatiche e preoccupazioni di sorta e gli uomini erano, così come gli dei, immortali.

Dopo l’apertura del vaso il mondo divenne un luogo desolato ed inospitale, simile ad un deserto, finché Pandora lo aprì nuovamente per liberare anche la speranza così che il mondo potesse ricominciare a vivere nella bellezza.

Queste parole risuonano oggi più che mai decisamente familiari. Lo scenario con cui siamo abituati a confrontarci ormai da tempo è stato improvvisamente modificato da fattori di portata globale difficili da comprendere. Questi avvenimenti hanno dato e daranno grandi scossoni su vari livelli alle nostre vite, rivoluzionando le nostre care abitudini affinate ed acquisite in tanti anni di ripetute azioni quotidiane e che a lungo e silenziosamente ci hanno garantito una grande sicurezza configurando le nostre vite come qualcosa di definito e per lo più prevedibile.

I cambiamenti che sono repentinamente avvenuti in questi anni possono apparire come difficili e spaesanti proprio perchè ci conducono verso un orizzonte a noi nuovo e poco chiaro.

Molti incontreranno rabbia, ansia, paura e solitudine.

Oggi e per i prossimi anni a venire la sfida per ognuno di noi è quella di prendersi cura di noi stessi al meglio per poter essere utili a chi ne avrà bisogno: in particolare sarà necessario coltivare proprio quel sentimento di speranza e di sicurezza, essenziale per sopravvivere soprattutto nei momenti più complessi.

La speranza ha origini misteriose. Le sue radici si confondono con i suoi rami e attingono quell’energia magica di cui è composta dall’infinito. La speranza è il viaggio nel tempo. La speranza stessa viaggia nel tempo. Si fa strada verso il futuro attraversando noi stessi. Pervade il nostro corpo attraverso emozioni positive e le nostre menti offrendoci nuovi sogni e nuove idee. La speranza è all’opposto della paura.

Potremmo dire che la speranza è uno strumento o potremmo dire che siamo noi lo strumento della speranza stessa. Avremmo comunque ragione.

In uno scenario di repentino cambiamento come quello odierno, ove molte delle nostre abituali certezze vengono messe a dura prova, la sfida per ognuno di noi è proprio quella di ricreare un ordine personale, proprio per mantenere quello stato interiore, centrato, calmo e sereno da cui germoglia la speranza fonte di vita e di energia creativa a cui siamo abituati ad attingere nel quotidiano.

La speranza è un vento che si impara a riconoscere e sfruttare solo mettendosi in gioco. Provando e dandoci la possibilità di sbagliare inneschiamo un processo di auto apprendimento che ci rende capaci di destreggiarci sempre meglio anche nelle difficoltà, quando il vento cambia direzione.

Tra tutte le nostre idee andranno selezionate e perseguite quelle che riteniamo utili e degne di essere messe a disposizione del mondo esteriore e che, a nostro dire, possono avere un impatto positivo su di noi e sulla nostra sfera d’influenza esterna.

L’unico modo per avere successo in questa pratica è iniziare.

E’ il viaggio del marinaio, che anche attraverso la tempesta, cerca e trova immancabilmente il vento più favorevole, accogliendolo con le vele della propria imbarcazione agendo con perizia sulle scotte, per aggiustare la proprio rotta.

Il gioco in questo prossimo futuro consisterà nel compiere delle scelte. probabilmente in numero maggiore e più velocemente rispetto a quanto siamo abituati a fare.

Và imbastito un nuovo ritmo per le nostre nuove giornate:  ognuno di noi deve provare ed imparare a Creare consapevolmente.

Creare, qui va inteso come “dare forma ad un’idea con ferma speranza”.

Creare il proprio benessere e quello del vicino… o del lontano connesso a Facebook.

Ora, molti, pensando alla parola Creare avranno in mente come prime suggestioni attività manuali e artistiche come dipingere, lavorare la creta o fare del bricolage. Sono attività bellissime ed utilissime, certo, ma Creare è un termine adatto anche ad attività appartenenti ad altri settori. Fare la lavatrice, fare il letto, lavarsi le mani, fare esercizio fisico; a volte sono piuttosto del “non fare”: non mangiare fuori dai pasti, non premere il tasto posponi della sveglia la mattina, imparare a convivere col silenzio o chiamare qualcuno per sentirci rincuorati.

Queste, sono tutte attività che prendono forma a partire da un’ispirazione e che possono essere messe in scena grazie al nostro consenso per il nostro benessere e per costruire le solide basi su cui impostare le nostre prossime azioni.

E si può percepire che, in modo totalmente armonico con le mutazioni del contesto, molte persone hanno già iniziato a dare libertà alla propria creatività. Soprattutto attraverso i social-network, seconda finestra sul mondo e attualmente grande risorsa per mantenere attive le connessioni tra i cittadini, si ci imbatte quotidianamente.

Manteniamoci attivi e connessi, ma soprattutto come diceva il grande designer Charles Eames “Take your pleasure seriously!”.

Spelling: L’Incantesimo della Comunicazione

La comunicazione è un atto creativo e magico.

Le parole sono gli strumenti fondamentali che utilizziamo per tradurre i nostri pensieri e le nostre idee in onde sonore fruibili da chi ci ascolta. Attraverso la connessione delle lettere, che a loro volta sono vibrazioni dell’aria che impattano sul timpano del nostro interlocutore, siamo in grado di formulare discorsi e concetti di senso compiuto. Questo processo di traduzione è essenziale per trasformare un’idea astratta in una realtà concreta e tridimensionale. Le parole hanno il potere di evocare immagini ed emozioni negli ascoltatori, rendendo la comunicazione un atto creativo e magico.

Nel processo creativo, l’utilizzo delle parole è fondamentale. Attraverso di esse, siamo in grado di trasmettere le nostre visioni e le nostre idee agli altri. Le parole ci consentono di dare forma ai nostri pensieri e di renderli accessibili agli altri. Con la giusta combinazione di parole, possiamo dipingere immagini vivide nella mente dell’ascoltatore, stimolare le emozioni e trasmettere concetti complessi in modo chiaro ed efficace.

Curiosamente, in inglese il verbo “spell” viene utilizzato sia per descrivere l’abilità di articolare suoni in parole, utilizzando le lettere, che per indicare l’incantesimo. Questa connessione linguistica non è casuale. Come nelle leggende, un mago è colui che può lanciare incantesimi attraverso frasi e formule magiche. Le parole, quando utilizzate in modo persuasivo e coinvolgente, hanno il potere di influenzare e cambiare la realtà. Possono ispirare, motivare, persuadere…

…e persino spostare persone nello spazio e nel tempo!

Se saliamo su un taxi e chiediamo al conducente di portarci in centro, egli ci porterà effettivamente a destinazione, nell’arco di alcuni minuti.

Questo può sembrare un esempio di teletrasporto ironico, ma in realtà è il potere delle parole di comunicare un desiderio specifico e far sì che venga realizzato.

Le parole sono strumenti potenti che ci permettono di trasformare i nostri pensieri in realtà condivise. Attraverso di esse, possiamo connetterci con gli altri, evocare immagini ed emozioni e influenzare la realtà che ci circonda. Come veri maghi, dobbiamo essere consapevoli del potere delle parole e utilizzarle con cura e responsabilità.

 

Be Lie Ve – questione di fede

La strana relazione tra Credere e Mentire

Per cambiare idea e adottare una nuova credenza, spesso è necessario sfidare le convinzioni precedenti. Quando attiviamo un processo di cambiamento con la giusta apertura mentale, potremmo trovarci ad affrontare un certo grado di dissonanza cognitiva. In altre parole, la nuova idea o concetto potrebbero sembrare in contrasto con ciò in cui abbiamo creduto in passato.

La presenza della parola “LIE” all’interno di “BeLIEve” nella lingua inglese ci ricorda di essere cauti e critici nei confronti delle nostre credenze.

Quando esploriamo nuove idee o differenti prospettive, potremmo semplicemente abbracciare una nuova comprensione o reinterpretazione della realtà, senza necessariamente considerare la vecchia idea come una bugia.

D’altra parte è abbastanza evidente e al tempo stesso curioso che nel momento in cui cambio idea su un determinato argomento per esempio, io sviluppi necessariamente una nuova credenza che automaticamente sostituisce quella vecchia. Bene, quest’ultima ai miei occhi risulterà ora una falsa credenza tanto quanto falsa sembrava prima quella nuova ora abbracciata.

Ciò che è importante in questo processo è la volontà di esaminare criticamente le nostre convinzioni, valutare le prove a sostegno o a sfavore di esse e adattare le nostre credenze in base alle informazioni più attuali ed affidabili a nostra disposizione.

Per concludere, quando cambiamo idea e abbracciamo nuove credenze, non stiamo necessariamente perpetuando una menzogna. Stiamo piuttosto permettendo al nostro pensiero di evolversi, creando nuove connessioni neurali e adottando una prospettiva più ampia e informata. È un processo di apprendimento, crescita e adattamento che ci consente di ampliare la nostra comprensione del mondo che ci circonda.

Presente: un dono dal passato

Nel profondo del nostro essere, risiede un richiamo costante, un invito a risvegliare la il nostro essere presenti, qui ed ora.

Con il termine “Presente”nella lingua italiana si fa riferimento al dono,offerto o ricevuto, al tempo presente in contrapposizione al passato o alfuturo, o ancora si parla di essere presente in un determinato luogo o momento. Mi ha da sempre incuriosito questa concomitanza di significati e soprattutto ne ho sempre sorriso guardando proprio al momento presente come un meraviglioso regalo. Considerare il momento presente come il più bel dono offerto dall’universo e in quanto tale unico e prezioso, mi da la possibilità di conferire una certa sacralità alla vita, e di conseguenza ad averne maggiore rispetto. In ogni circostanza. Questo modo di considerare l’istante presente come unica materia a nostra disposizione ci rende responsabili artisti della nostra esistenza. Senza se e senza ma.

Nel turbine incessante dei pensieri e delle preoccupazioni, la maggior parte di noi si smarrisce tra le trame del passato o si proietta verso un futuro ancora da scrivere. Ma, nel profondo del nostro essere, risiede un richiamo costante, un invito a risvegliare la nostra consapevolezza nel qui e ora. il nostro essere presenti appunto. È solo quando danziamo armoniosamente con il momento presente che ci riconosciamo veramente vivi e coscienti. È in questa danza che scopriamo la connessione tra l’anima e il mondo che ci circonda, una sinfonia divina che si svela nel presente eterno. In questi momenti siamo infatti presenti a noi stessi, capaci di gustare il dono del momento presente.

Come possiamo celebrare questo meraviglioso regalo?

Possiamo iniziare con piccoli gesti quotidiani, come dedicare del tempo alla meditazione o alla consapevolezza del respiro. Possiamo anche sperimentare attività che ci aiutano a restare ancorati nel presente, come camminare nella natura, gustare un pasto lentamente o apprezzare il calore di una conversazione autentica con un amico.

Un’interessante curiosità è che anche nella lingua inglese esiste una corrispondenza tra i termini “present” e “regalo”. Inoltre, la parola “pre-sent” sembra suggerire – forzando un po’ la semantica – l’idea di qualcosa che è stato inviato in anticipo e che quindi provenga dal passato. Se riflettiamo su questa connessione linguistica, possiamo facilmente immaginare che ciò che ci accade oggi siano proprio regali che il nostro io del passato ha deciso di inviare al nostro io futuro. È un pensiero affascinante, che ci invita a riflettere sul significato e sulla portata di ogni istante della nostra esistenza.

Se per esempio la sera ti togli la maglia o la camicia e la butti su una sedia, probabilmente il giorno dopo dovrai rivoltarla per poterla indossare.

Se invece nel momento in cui ti stai levando la maglia riesci a calarti nel momento presente, ad essere quindi presente a te stesso, potrai pensare a quest’idea del regalo al tuo “te stesso” del futuro, rallentare, rivoltare la maglia e piegarla. Il giorno dopo troverai la maglia pronta per essere indossata e a quel punto potrai stupirti di questo regalo inatteso proveniente dal passato.

Possiamo considerare il momento presente come un’opportunità di creare un futuro migliore per noi stessi e per gli altri. Ogni passo che compiamo oggi è come un seme che pianteremo per raccogliere i frutti domani.

Swords

Di parole sono fatti i nostri pensieri, con le parole comunichiamo i nostri pensieri, dalle parole apprendiamo leggendo nuovi concetti che diventano i nostri nuovi pensieri. Con le parole parliamo a noi stessi e con le parole comunichiamo con gli altri.

Di parole sono fatti i nostri pensieri, con le parole comunichiamo i nostri pensieri, dalle parole apprendiamo leggendo o ascoltando nuovi concetti che diventano i nostri nuovi pensieri. Con le parole parliamo a noi stessi e con le parole comunichiamo con gli altri. Con le parole creiamo e con le parole distruggiamo.

Il potere delle parole è uno dei più grandi doni in mano agli esseri umani, ma allo stesso tempo rappresenta una grande responsabilità. Le parole possono essere utilizzate per creare e distruggere, per elevare o abbattere, per ispirare o infondere timore.

Attraverso le parole, l’uomo è in grado di esprimere il proprio pensiero, la propria creatività, i propri sentimenti, ma anche di persuadere, convincere e manipolare gli altri. Le parole possono influenzare l’opinione pubblica, plasmare le menti e il comportamento delle persone, creare empatia e compassione o ancora odio e rancore.

Le parole hanno il potere di trasformare l’invisibile in visibile. Attraverso le parole, l’uomo può dare vita a concetti astratti, come la giustizia, la libertà o l’amore, e renderli tangibili e comprensibili per gli altri. Le parole possono creare immagini, suoni, sensazioni, emozioni e far vivere un’esperienza al lettore o all’ascoltatore.

Tuttavia il potere delle parole non si limita alla sola comunicazione tra gli esseri umani. Le parole possono anche influenzare la realtà stessa. Secondo molte tradizioni spirituali, le parole possono creare e distruggere, guarire e ferire, attirare e respingere. Per questo motivo, molte pratiche spirituali, come la preghiera, la meditazione o il canto, si concentrano sull’utilizzo consapevole delle parole per influenzare la realtà.

Ciò che ha grande potere però, richiede sempre grande responsabilità.

Le parole possono essere utilizzate per elevare gli altri, ma anche per abbatterli. Le parole possono ispirare la bellezza, ma anche creare la bruttezza. Le parole possono lenire ferite o lacerare la carne come una spada.

Imparare l’arte di utilizzare le parole, sia quando comunichiamo con gli altri che quando parliamo con noi stessi è indubbiamente una delle più importanti sfide con cui l’essere umano è chiamato a confrontarsi. Le parole che pronunciamo possono infatti influenzare la nostra mente e il nostro comportamento. Se diciamo a noi stessi di essere incapaci, deboli o inadeguati, la nostra mente crederà in queste parole e agirà di conseguenza. D’altra parte, se diciamo a noi stessi di essere coraggiosi, forti e capaci, la nostra mente crederà in queste parole e ne sarà influenzata.

Inoltre, è importante fare attenzione alle parole che ascoltiamo. Le parole che vengono da fuori nutrono la nostra mente e creano i nostri pensieri. Se ascoltiamo solo parole di odio, paura e rabbia, la nostra mente si nutrirà di queste emozioni e agirà di conseguenza. D’altra parte, se ascoltiamo parole di amore, pace e speranza, la nostra mente si nutrirà di queste emozioni e agirà di riflesso.

Quello delle parole è un grande potere nelle mani degli esseri umani, ma anche una grande responsabilità. È importante fare attenzione alle parole che usiamo e a quelle che ascoltiamo. Dobbiamo essere consapevoli del potere delle parole e utilizzarle con saggezza, gentilezza e compassione, sia quando comunichiamo con gli altri che quando parliamo con noi stessi. Se impariamo ad utilizzare le parole con maestria, possiamo trasformare la nostra vita e quella degli altri, creare bellezza e armonia, e contribuire a costruire un mondo migliore.

Limitare l’imitazione per limitare limitazioni

Se ci accontentiamo di copiare ciò che altri hanno fatto, rischiamo di auto limitare la nostra espressività.

 

La creatività è una delle qualità più preziose e straordinarie dell’essere umano. Essa ci permette di inventare e innovare a partire da meravigliosi processi immaginativi. Tuttavia la creatività può essere influenzata dalla nostra capacità di imitare attingendo alla moltitudine di elementi reali già esistenti.

Imitare gli altri può essere infatti un vantaggio per il nostro processo creativo. Ciò significa che dobbiamo essere disposti a guardare e percepire ciò che gli altri hanno fatto per prenderne ispirazione. Il nuovo non nasce dal nulla, anzi, la sua produzione viene influenzata dalle esperienze e dalle conoscenze che acquisiamo lungo il nostro percorso. In questo senso, quindi, l’imitazione può essere una grande fonte di ispirazione.

Bisogna fare attenzione a non cadere nell’eccesso di imitazione. Se ci accontentiamo di copiare ciò che altri hanno fatto, rischiamo di auto limitare la nostra espressività. Se vogliamo essere originali e innovativi o comunque produrre qualcosa di veramente autentico e personale, dobbiamo essere pronti a viaggiare con coraggio nella fantasia. Qui possiamo trovare ciò che ancora non è stato. È proprio il giusto mix tra gli elementi raccolti nell’invisibile e quelli osservati attorno a noi che può dare vita ad opere originali.

 

Non prendete mai decisioni basate sulla paura. Prendete decisioni fondate su speranza e possibilità.

Fare le cose come abbiamo sempre fatto a volte potrebbe non essere la via giusta, soprattutto se abbiamo a cuore nuovi obbiettivi che desideriamo raggiungere.

 

Sono le decisioni basate sul coraggio che ci fanno crescere. Queste sono quelle più difficili poiché ci portano a confrontarci a fondo con noi stessi e a percorrere strade meno note e più complesse.

Quando scegliamo strade poco note infatti siamo spesso costretti ad acquisire nuove competenze per superare le nuove difficoltà che ci si presenteranno innanzi.

Le nuove sfide richiedono sempre una nuova versione di noi stessi.

D’altra parte le decisioni che si prendono per paura, per timore di affrontare un pericolo o una situazione a noi scomoda ad esempio, molto spesso ci lasciano poco e soprattutto, non creando particolari attriti, non portano grandi cambiamenti in noi stessi. 

Mi viene in mente a tale proposito nell’ambito della lettura di una società, il grande e perenne dibattito tra tradizione ed innovazione.

Alla base di una società troviamo da una parte una serie di saperi, modi di fare, ma anche capacità, norme e valori ben radicati da tempo dal carattere quasi dogmatico; dall’altra parte troviamo tutto ciò che deriva proprio dal mettere in dubbio questi elementi tradizionali e costruiti e approvati nel tempo o più semplicemente che utilizza tali elementi per creare qualcosa che rompa col passato e per dare vita al nuovo. Eventualmente anche a nuove tradizioni in effetti.

La stessa cosa si può dire accada anche in ognuno di noi: tutti abbiamo le nostre personali tradizioni, le nostre abitudini e i nostri modi di fare. Questi elementi ci danno sostegno nella vita di tutti i giorni e facilitano lo svolgere delle attività quotidiane. 

Fare le cose come abbiamo sempre fatto a volte potrebbe non essere la via giusta, soprattutto se abbiamo a cuore nuovi obbiettivi che desideriamo raggiungere.

Il pensare alle critiche degli altri o ai giudizi di quel noi stessi tradizionalista che ci rimprovererebbe se dovessimo osare fare diversamente da tutti, fa emergere quel sentimento di paura che ci riporta subito sulla “retta via”… quella che – guarda caso – anche Dante dovrà smarrire per poter affrontare il lungo viaggio che lo porterà poi alla beatitudine.

La chiave che ci permette di aprire nuove porte e raggiungere nuovi lidi è forgiata a partire da una lega estremamente efficace composta da coraggio e fiducia. 

Il coraggio di credere in noi stessi e nella nostra capacità di saperci adattare ai cambiamenti, ed ad ottenere quelle competenze utili alla nuova avventura, e la fiducia nella possibilità di incontrare lungo il nuovo sentiero persone e situazioni che ci saranno d’aiuto e ci faranno da guida verso la nostra meta.

Sogna in grande, ma ricorda che i sogni senza obiettivi sono solo sogni e alla fine alimentano la delusione.

La vita è facile quando sei solo un sognatore. Non ci sono rischi e neppure ripercussioni tangibili. Gli obiettivi invece richiedono dedizione, tempo, denaro, sudore e a volte anche sofferenza per essere raggiunti.

Carl Gustav Jung – Illustrazione dal Libro Rosso

I sogni, come le visioni e le idee, sono qualcosa a cui pensi e a cui aspiri. Gli obiettivi sono invece qualcosa su cui decidi di agire. Ognuno di noi sogna di poter realizzare qualcosa nella propria vita, ma non tutti poi fissano gli obiettivi e le scadenze per realizzare quei sogni.

La vita è facile quando sei solo un sognatore. Non ci sono rischi e neppure ripercussioni tangibili. Gli obiettivi invece richiedono dedizione, tempo, denaro, sudore e a volte anche sofferenza per essere raggiunti. Saranno le azioni che intraprendi che ti porteranno ai sogni che visualizzi.

La cosa interessante è che i sogni e gli obiettivi devono coesistere. I sogni sono l’ispirazione che ti fa alzare la mattina. Gli obiettivi invece sono quei micro-step che puoi intraprendere in maniera concreta e che ti permettono di  avvicinarti sempre di più alla realizzazione di quel sogno.

E infine, i sogni stimolano la tua immaginazione vero, ma gli obiettivi, quando fissati e raggiunti, ti trasformano. Migliorano le tue capacità e le tue abilità e ti modellano non solo in chi e cosa vuoi essere, ma anche in chi e cosa diventerai.

Per realizzare i tuoi sogni devi costruire e rispettare una disciplina ma soprattutto devi avere costanza. Perché è vero che senza un obbiettivo non potrai mai iniziare ma senza costanza non potrai mai raggiungere i tuoi obbiettivi.

Buona Pasqua. Ma perché?

Pasqua è tradizione. È resurrezione e rinascita.

La Pasqua Ebraica ricorda la liberazione del popolo ebreo dal dominio egiziano. La Pasqua Cristiana celebra la resurrezione di Cristo. In cielo la luna inizia una nuova fase. In questo periodo in Giappone si festeggia la magia dei ciliegi in fiore. In india si celebra la nascita di Hanuman, una delle divinità più importanti della tradizione induista.