L’architettura può essere definita come la manifestazione di quel processo creativo proprio dell’essere umano che ha come obbiettivo quello di modificare lo spazio tridimensionale interagendo con la materia.
Ma se l’architettura è lo strumento con cui l’essere umano costruisce i luoghi in cui vive come può questa contribuire al processo di cura o meglio ancora in che modo può generare benessere?
Questa è la domanda che mi sono fatto e che mi ha spinto ad effettuare le ricerche utili a costruire un pensiero critico a riguardo.
L’architetto crea a partire dallo spazio dato un luogo fruibile dall’essere umano plasmando e organizzando la materia. Un luogo che per sua forza e proprie caratteristiche connotative ha la capacità intrinseca di influenzare chi lo attraversa: di interagire sull’umore, sulle emozioni e sullo stato d’animo dell’individuo che lo vive.
Mi piace di tanto in tanto allontanarmi dall’abbraccio rassicurante che ci offre la città per poter vivere a pieno la natura nei boschi e all’aria aperta impegnandomi in camminate e in dormite in tenda con fuoco e celo stellato. Vivere queste esperienze da solo è ancora più emozionante. Più emozionante nel senso che le emozioni che vengono attivate dal contesto in cui si è immersi sono davvero variegate, soprattutto quando cala la luce e il bosco inizia a rumoreggiare in maniera misteriosa.
In questo frangente risulta evidente quanto le pareti domestiche delle nostre abitazioni funzionino da efficace barriera e da lenitivo contro le emozioni più ataviche e meno gradevoli, proprie dell’essere umano, come per esempio la paura. In questo contesto l’immaginazione galoppa proponendo gli scenari meno sperati e causando nel corpo sensazioni di ansia e timore.
Bastano però un fuoco, il sottile tessuto di una tenda e un caldo sacco a pelo a rincuorarci e a lenire lo stato di allerta rossa e a permetterci perfino di dormire profondamente per qualche ora.
Il rito di preparazione e allestimento del proprio luogo, quello con cui si addomestica lo spazio rendendolo più amichevole, ci permette di interagire in maniera indiretta sulle le nostre emozioni e sul nostro stato d’animo.
Si può dire che io possa prendermi cura di me medesimo interagendo con lo spazio che mi circonda e che allo stesso modo l’architetto e l’architettura possano “curare” l’essere umano, realizzando luoghi capaci di interagire in maniera positiva con le emozione e i sentimenti del visitatore promuovendone il suo benessere.
Può sembrare un esempio banale ma è proprio su questa narrazione che si basa l’evoluzione della cultura e della civiltà dell’essere umano: immaginiamo questo nostro antenato che si trova a vivere nella foresta più selvaggia e a dover gestire i propri timori e le proprie emozioni per difendersi dagli animali, costruendo le prime rudimentali strutture per ripararsi. In questo caso bellezza e cura del dettaglio passavano in secondo piano: sono fattori che si sono aggiunti molto dopo.
Un altro aneddoto interessante che ho scoperto facendo ricerche per scrivere questo articolo riguarda un fatto avvenuto in America e il cui protagonista è l’architetto incaricato di costruire la nuova centrale di polizia della propria città.
Prima di iniziare a disegnare l’architetto si recò a parlare con i responsabili di questa caserma per capire le necessità e i bisogni di coloro che avrebbero utilizzato il luogo.
Tra le prime cose che gli spiegarono fu che nella caserma doveva esserci una stanza completamente rosa. Gli spiegarono anche che negli anni si era capito che proprio il colore rosa aveva il potere di calmare in pochi minuti quei detenuti che venivano arrestati e portati in centrale.
Questo è un perfetto esempio che ci fa capire come un’apparente leggerezza, come può essere la scelta del colore dei muri di una stanza, possa interferire sulle sue emozioni dell’essere umano, in questo caso addirittura con un effetto positivo e calmante.
La riflessione quindi si amplia ma si definisce per andare a indagare la relazione che esiste tra l’architettura e i cinque sensi attraverso i quali l’essere umano fa esperienza di un luogo.
Sono proprio i cinque sensi le porte che cablano l’emozione di ogni individuo all’ambiente esterno. Grazie ai cinque sensi io posso esperire lo spazio che mi circonda e grazie alle emozioni posso ricevere un feedback positivo o negativo di questo stato.
Viene quindi facile pensare che attraverso lo studio delle reazioni dell’essere umano al suo ambiente sia possibile disegnare e costruire luoghi capaci di generare questa o quell’emozione.
Un ufficio, un’abitazione e perfino un parco potranno essere concepiti con quei materiali, con quella particolare illuminazione, con quei colori e con quelle forme che con molta probabilità saranno in grado di attivare un certo tipo di stato d’animo nell’utente.
Per un architetto, una grande responsabilità – tra le tante altre – è proprio quella che riguarda la gestione degli strumenti utilizzati per la definizione della qualità e dell’estetica dei luoghi in relazione alle sensazioni generate in chi vivrà questi spazi. Grazie a questi infatti il professionista sarà in grado di realizzare progetti in grado di contribuire al benessere emozionale dell’utente finale. Potrà creare con consapevolezza luoghi che promuovono il buon umore, ossia, in senso etimologico, capaci di favorire un certo tipo di equilibrio all’interno dell’organismo biologico, favorendo per esempio il rilascio di determinati ormoni o agendo direttamente sulla frequenza cardiaca o il ritmo del respiro per esempio.
La tecnologia applicata alla ricerca all’ambito delle neuroscienze ci viene incontro e ci offre la possibilità di analizzare questi legami in maniera sistematica, di raccogliere dati e di generare statistiche utili nella definizione di determinate scelte di progetto. Per esempio mediante l’elettroencefalogramma o la risonanza magnetica è stato possibile effettuare ricerche in questo ambito ed osservare proprio le variazioni che avvengano all’interno del corpo umano rispetto alle variabili offerte dall’ambiente esterno. Si è capito per esempio che lo stimolo contemporaneo dei diversi sensi promuove uno stato di calma.
Troviamo un esempio chiave nell’architettura e nell’utilizzo di spazi sacri per funzioni religiose dove al rigore delle forme dello spazio vengono aggiunte musiche e profumi per favorire il contatto con il divino e quello stato di pace e serenità che gli assomiglia.
Rimanendo nell’ambito sacro pensiamo ad un giardino Zen in cui tutto è ordinato e dove ogni elemento ha il suo posto assegnato. Ogni mattina il discepolo si sveglia e si prende cura del luogo ripristinandone la forma originale. Solo ad osservare questa scena siamo colti da calma e tranquillità, i pensieri svaniscono e il corpo si trova in perfetta presenza con l’attimo presente: il luogo della cura.
Facendo un salto dall’oriente a Milano ci troviamo davanti il nuovo progetto di Boeri, il Bosco Verticale. Qui l’architettura quasi scompare e lascia spazio alla vegetazione per dar vita ad una sorta di simbiosi moderna in cui l’essere umano senza allontanarsi dalla città può trovare benessere nel respirare aria purificata dalle piante presenti sui terrazzi dei palazzi.
Il nuovo campus di Apple di recente costruzione è un meraviglioso esempio di un architettura pensata per garantire un’ elevata qualità degli spazi. Qui i dipendenti, grazie alla forma circolare dell’edificio, possono muoversi e incontrarsi durante l’orario di lavoro. Anche qui la presenza del verde è elemento chiave per favorire stati d’animo positivi e per contribuire a benessere e creatività.
Possiamo quindi concludere con un sospiro di sollievo e immaginare un futuro in cui mediante la lettura delle sensazioni di chi vive uno spazio anche mediante l’utilizzo di strumenti tecnologici si possa in effetti auspicare ad un’architettura consapevole il cui obbiettivo primo sia quello di prendersi cura degli individui che la vivranno.