Pasqua è il tempo della soglia.
Nel mondo antico, il cambio di stagione segnava il ritorno alla vita: la natura si risvegliava, si celebravano i cicli di fertilità, luce e rigenerazione. Nella visione cristiana, questo momento assume un significato ancora più radicale: la resurrezione dopo la morte, l’attraversamento del limite per trasformarsi.
In entrambi i casi, il senso è chiaro: abbracciare il cambiamento per evolvere. E ogni passaggio – personale, relazionale, interiore – può diventare un’occasione per rivedere la propria posizione nel mondo.
Tra gli elementi che più influenzano la qualità delle nostre relazioni c’è l’autostima. Non è un concetto teorico: è il parametro invisibile che determina cosa accettiamo, cosa tolleriamo e cosa chiediamo. È ciò che plasma le nostre scelte, non solo sentimentali, ma anche sociali, professionali, quotidiane.
Chi ha una buona autostima tende a creare legami più sani, più equilibrati, dove il dare e l’avere trovano un equilibrio naturale.
Chi ha una stima di sé fragile, invece, spesso si muove in dinamiche di dipendenza, controllo, idealizzazione o autosvalutazione.
La qualità dei nostri rapporti, quindi, è spesso uno specchio del rapporto che abbiamo con noi stessi.
Autostima e fiducia in sé non sono la stessa cosa
La fiducia in sé riguarda ciò che sappiamo fare: parlare in pubblico, portare avanti un progetto, risolvere un problema.
L’autostima invece riguarda chi pensiamo di essere. È legata al nostro valore percepito, a ciò che crediamo di meritare, alle relazioni che accettiamo di avere.
È ciò che ci porta ad accettare poco – o a pretendere troppo – in base a quanto ci sentiamo degni.
Molto spesso, un’autostima compromessa ha origine nell’infanzia: mancanze affettive, incoerenze educative, esperienze scolastiche o familiari negative.
Tutto questo può generare credenze profonde e dure a morire, come “non valgo abbastanza”, “nessuno mi ama davvero”, “non sono capace”.
Ma non è un destino immutabile.
L’autostima può essere coltivata, allenata, trasformata.
E questo momento dell’anno, che invita al rinnovamento, è un’occasione concreta per farlo.
Quattro leve per far crescere la propria autostima
1. Orienta i tuoi valori verso ciò che conta davvero
Chiediti: su cosa misuro il mio valore? Se dai troppo peso all’approvazione, all’apparenza, al riconoscimento esterno, il tuo equilibrio resterà sempre precario.
Costruire l’autostima significa basarla su valori stabili, interni: rispetto, integrità, relazioni significative, coerenza.
Osserva ciò che invidi: spesso rivela ciò a cui attribuisci valore.
E se quei valori non ti nutrono, è il momento di cambiarli.
2. Sviluppa autodisciplina, non perfezionismo
Essere coerenti con le proprie scelte, anche nelle piccole cose, rinforza il rispetto per sé.
Imparare a rinviare la gratificazione immediata per qualcosa di più grande è un atto di forza.
Non si tratta di negarsi il piacere, ma di guidarsi con lucidità.
Le scelte impulsive, nel tempo, generano senso di colpa o rimpianto. Quelle consapevoli, invece, costruiscono solidità.
3. Riduci la distanza tra chi sei e chi puoi diventare
Se c’è un divario troppo grande tra ciò che sei e ciò che vorresti essere, è il momento di agire.
Non serve inseguire un ideale irraggiungibile, ma lavorare con concretezza per migliorare ciò che è migliorabile.
Non negare i problemi: affrontali.
Ogni passo che fai verso una versione più completa di te stesso, accresce la tua autostima.
4. Offri valore, senza aspettarti nulla in cambio
Dare – tempo, energia, capacità – è un modo efficace per sentire di avere un posto nel mondo.
Ma solo se lo si fa in modo libero.
Dare per ottenere affetto o controllo è manipolazione.
Dare per il gusto di farlo, invece, è generosità.
E chi è generoso senza attaccamento, ha già vinto qualcosa in partenza.
Rinascere non è reinventarsi da zero, ma tornare a sé con uno sguardo nuovo.
L’autostima non si impone, si costruisce.
E la primavera – reale o simbolica – è il momento giusto per farlo.